Il monachesimo
Il monachesimo nell’isola di Ponza non si posiziona in un periodo storico ben preciso ma abbraccia un arco di storia che è pressappoco di 800 anni. L’interesse dei monaci verso l’arcipelago ed in particolare per l’isola di Ponza iniziò nel 503, quando sull’isola si svolse un concilio composto di 119 vescovi << per giudicare fuori influenza il pontefice Simmaco contro l’accusa di eresia >>, come cita in un suo libro lo storico ponzese Tricoli, che ricorda anche che il pontefice fu assolto. Triste pagina per le isole è rappresentata con l’esilio alcuni anni prima e morte di Papa Silverio nel 537 , che poi nominato santo e martire divenne anche patrono dell’isola. Nel 538 sull’isola di Ponza, venne fondata l’abbazia benedettina di S. Maria. La creazione di questa abbazia fu spunto per far divenire l’isola meta di rifugiati. Fin dal 572, causa la discesa dei longobardi che si erano spinti fino alle soglie della campania, nelle isole trovarono rifugio tantissime persone.
A cercare rifugio e quiete, spinti da forti motivazioni di ordine sentimentale furono sopratutto i religiosi, infatti nell’isola di Ponza c’erano precisi riferimenti di fede. Negli anni del dominio romano infatti, l’isola non ospitò soltanto patrizi romani libertini e dissoluti, ma anche i nemici dell’impero che venivano esiliati e resi in schiavitù. Una gran parte di questi erano cristiani che preferivano l’esilio piuttosto che riconoscere il potere di Roma. Con il passare degli anni il nome dei futuri Santi e Martiri morti sull’ isola o che vi hanno soggiornato, è andato man mano crescendo.
Alcuni di questi sono: San Silverio, Santa Domitilla, Sant’Anastasio, San Montano ed i santi Nereo ed Achilleo, mentre i martiri furono Eutico, Vittorino, Marono, Sulpizio e Serviliano, e le vergini: Irene, Agape, Chiona ed Eufrosina.
Con la presenza di questi riferimenti religiosi, non fu difficile per i monaci trovare oltre alla sicurezza fisica anche la pace dell’anima, e la cristianità sull’isola diventò il fulcro della vita isolana stessa. La presenza di eremiti e monaci favori la nascita di diverse abbazie, monasteri e chiese, di cui oggi purtroppo non vi è quasi più traccia. Con queste premesse l’isola diventò ben presto un fiorente centro del monachesimo, ed a farsene promotori furono i Benedettini. Gia costruttori del primo convento di Santa Maria. Questi ultimi si dedicarono alla costruzione di quasi tutti i conventi che c’erano sull’isola e sulle isolette vicine(Zannone, Ventotene, Palmarola, S. Stefano) . Proprio su una di queste isole: Zannone, sono ammirabili ancora ben conservati, i resti del convento benedettino che poi nel 1223 per opera di Onofrio III, passò sotto la cura dei ai Cistercensi. Onofrio III affidò la vigilanza di tutti i conventi insulari ai religiosi dell’abbazia di Fossanova, che era stata eretta dai monaci Citeaux (Cistercium – da cui Cistercensi). L’avvento dei Cistercensi coincise con il progressivo abbandono delle isole, poiché le scorrerie dei pirati, oramai incontrastati dominatori del mediterraneo, divenivano sempre più frequenti e sanguinarie tanto da far prevalere le ragioni di sopravvivenza su quelle della spiritualità . I segni dell’esodo migratorio ci sono ancora oggi sul continente. I monaci fugiaschi costruirono due conventi : uno è il monastero di Santo Spirito di Zennone costruito a Gaeta nel 1295 e dedicato al convento abbandonato a zannone , ed un altro è la chiesa di Santa Maria di Ponza e S. Anastasio, fondato a Formia per ricordare l’omonimo monastero di Ponza. Con questi due trasferimenti la presenza monastica ufficialmente organizzata finì.
La chiesa, quasi sempre accostava al dominio spirituale quello temporale, ed essendo inequivocabilmente interessata alle isole pontine, dopo quasi 200 anni e con esattezza il 23 giugno 1479 per opera di papa Sisto IV decise di offrire a coloro che si stabilivano sull’isola condizioni di favore.
Papa Sisto IV, oltre a dare in enfiteusi l’isola ad alcuni cavalieri napoletani, firmò un editto che accordava agli isolani : << Di poter con ogni sicurezza andare e venire dai stati pontifici, da essere trattate come persone d’abbene, commerciarvi, immettervi ed estrarne qualunque genere per uso dell’isola con l’esenzione da ogni gabella municipale, o dazio doganale, fulminando la scomunica a tutti coloro che cercavano frastornare l’adempimento>>. Come si può intuire i numerosi vantaggi offerti agli isolani e la severa punizione per chi violava gli accordi, manifestava la ferma volontà del pontefice a mantenere una popolazione stabile sull’isola. Quest’editto fu un avvenimento veramente eccezionale per l’epoca in cui fu emanato, e per quasi 350 anni fu un esempio di generosità e liberalità, purtroppo l’esperimento fu fallimentare, poiché fino ai primi anni del 1700, i monaci e gli abitanti spesso venivano catturati dai pirati e venduti come schiavi, e l’isola non riusciva a popolarsi.
Ultimo aggiornamento
23 Luglio 2024, 13:52